INCUBI

INCUBI

Giulia Revello

Grido svegliandomi di soprassalto. Mi ritrovo sudata sul pavimento. Sempre colpa dello stesso ricorrente incubo che mi tormenta da tempo. Ogni volta sono più terrorizzata di prima. Per ora non ho raccontato a nessuno ciò che mi succede, neanche ai miei genitori che non si sono ancora accorti di nulla. È strano come delle persone con cui sei cresciuta non riescano a capire se stai male, anche se non lo dai a vedere.
Mi risveglio da questi pensieri sentendo mia mamma che mi chiama e, dopo essere quasi morta per ogni singolo rumore e aver acceso tutte le luci possibili e immaginabili, raggiungo la cucina. Finita la colazione corro a rintanarmi sotto le coperte fino a quando mi accorgo che sono già in ritardo per andare a scuola. Mi preparo in fretta e furia ma riesco lo stesso a perdere l’autobus. Mi ritrovo a correre per le strade bagnate del mio paesino in una giornata umida e nebbiosa di novembre. È strano ma mi piace questo tempo, mi rispecchia, così come mi piace la notte e il buio, al contrario del sole, che non sopporto.
Arrivo a scuola un secondo prima che si chiudano i cancelli. Tutte le mie amiche sono già in classe, appena entro le saluto e mi siedo al mio posto. Come sempre la mattinata passa noiosamente e appena suona la campanella dell’uscita corro fuori dalla scuola.
Mi dirigo verso il mio luogo preferito, un bosco che ormai considero mio perché non ci va mai nessuno visto che è troppo fitto buio e inquietante, perciò posso riflettere senza essere disturbata. Sembrerà un controsenso venire qui per me che in questo ultimo periodo ho paura per tutto, ma è l’unico luogo in cui riesco a rilassarmi e svuotare a mente. Ripenso a tutto ciò che sogno ormai da molto e mi vengono i brividi, quelle strane voci, quelle orripilanti immagini. Guardo l’ora e mi accorgo che è tardissimo, tra poco tornano a casa i miei genitori e se non mi trovano non oso immaginare ciò che mi direbbero. Corro verso casa ma sento delle voci uguali a quelle del mio sogno provenire del fondo del bosco, mi giro e mi avvicino lentamente alla loro provenienza ma non vedo nessuno, intanto le voci si fanno sempre più vicine e forti. Sento muovere delle foglie dietro di me e con il cuor in gola comincio a correre verso casa e sento gridare il mio nome sempre più forte.
Cosa sta succedendo?!
Arrivo a casa sana e salva, mi metto subito a fare i compiti e faccio partire la musica al massimo per distrarmi da ciò che è appena successo. Poco dopo arrivano i miei genitori, li saluto e torno in camera mia fino a che non ho finito di studiare.
Dopo cena vado subito a dormire, per oggi ne ho passate abbastanza e non intendo spaventarmi ancora, a parte, ovviamente, per il mio incubo anche se ne farei volentieri a meno. Mi sveglio in una stanza buia, fredda e umida, ho la sensazione di esserci già stata ma non ricordo quando. Di fronte a ma c’è un ragazzo sui quindici anni con la carnagione pallida, quasi bianca, i capelli neri e gli occhi azzurro ghiaccio, sembriamo gemelli a parte il fatto che neanche ci conosciamo. Parla ma non oso fiatare, mi chiede il mio nome, Emma, quanti anni ho, quindici, e cosa ci faccio lì, non ne ho idea.
Cambia lo scenario, di nuovo quelle voci, quelle immagini, quel terrore.
Grido.
Mi sveglio di nuovo sul pavimento. Ripenso, brividi e terrore mi assalgono. Non ce la faccio più. Mi viene in mente quello strano ragazzo che parlava con me, sembrava che sapesse ciò che succedeva. E quella stanza? C’ero già stata ne sono sicura.
All’uscita di un’altra noiosa mattinata da scuola vedo una persona che non avevo mai notato prima, la stessa del mio sogno.
Provo a correre verso di lui ma scappa. Lo inseguo fino a che non mi rendo conto di essere arrivata al bosco.
Non so se continuare dopo ieri pensavo di non metterci più piede. Ma la voglia e il bisogno di capire quello che sta succedendo mi spingono a riprendere la mia corsa. Non lo vedo più, ma sento un rumore di una porta aprirsi e chiudersi in lontananza, mi avvicino lentamente all’origine della provenienza di quel suono e scorgo una piccola casetta di montagna. Mi avvicino ad essa e sbircio dalla finestra. Noto una stanza buia, come quella del mio sogno, con al centro il mio finto gemello. Sta dicendo qualcosa, poi alza la voce e sembra riferirsi a me così comincio a correre il più velocemente possibile, lo sento gridare il mio nome, come fa a saperlo gliel’ho detto in sogno, era solo un sogno! Com’è possibile?
Mi nascondo dietro ad un albero ma non ci mette tanto a trovarmi, mi afferra per un braccio e mi trascina all’interno della casa. Io urlo e provo a liberarmi ma è troppo forte.
Mi siedo in un angolo della stanza mentre lui chiude a chiave la porta.
-perché mi hai preso?- chiedo
-ma non ti ricordi proprio nulla?- ribatte
-mi ricordo che ti ho sognato stanotte ma di più non so-
-non è importante stanotte… proprio non ti ricordi di me?-
-no altrimenti non sarei qui a rispondere alle tue strane domande ma ti avrei già salutato e parlato in modo normale-
-già, giusto. Non ci avevo pensato-
-cosa vuoi farmi?-
-nulla, solo cercare di farti capire chi sono e provare a farti ricordare ciò che hai dimenticato-
-te l’ho già detto non ti conosco e non ho dimenticato proprio un bel niente-
-invece si ma visto che l’hai dimenticato non te lo ricordi-
“No, che persona furbissima” penso. Non ho ancora provato a scappare urlando solo perché voglio provare a capire qualcosa e se è vero che ho dimenticato molte cose a quanto pare importanti voglio scoprirle. Poi quel ragazzo ha un non so che di familiare e non solo nell’aspetto ma anche nella sua voce e nel suo carattere.
-tutto questo potrebbe centrare qualcosa con i miei incubi?- chiedo.
È la prima persona a cui dico ciò che mi succede ma credo di potermi fidare.
-quali incubi?-mi domanda
-ogni notte faccio sempre lo stesso terribile sogno, poi, ieri sono venuta in questo bosco e ho sentito le stesse voci dei miei incubi chiamarmi e parlarmi, non ho capito ciò che dicevano ma non sembrava niente di buono.-
-capito. È peggio di quanto pensassi-
-cioè?-
-senti non posso dirti tutto subito. Lo so che sei una persona forte, ti conosco meglio di quanto tu creda, ma sarebbe troppo persino per te.-
-continuo a non capire-
-non raccontare di questo incontro a nessuno, tornerò presto e ti aiuterò-
Queste sono le ultime parole che sentii prima di cadere in un sonno profondo.
Mi sveglio nella casetta in mezzo al bosco quando il sole sta per tramontare.
Ancora stordita dal sonno mi incammino verso casa, appena il mio cervello riparte dopo la lunga dormita realizzo che quello in cui sto tranquillamente passeggiando per tornare a casa è lo stesso in cui il giorno precedente ho sentito quelle strane voci. Corro all’impazzata e quando arrivo a casa mi sento svenire per la fatica.
Entro aspettandomi di trovare i miei genitori preoccupati e arrabbiati per il mio ritardo ma non c’è nessuno. Vado i cucina e trovo appeso al frigorifero un post-it che dice di non aspettarli per cena che oggi avrebbero fatto tardi, che fortuna che ho.
Mi preparo la cena e dopo aver terminato di leggere un libro vado a dormire.
Stesso incubo, stesse voci, stesso terrore, stesso risveglio. Se quello che sogno non facesse così paura direi che la mia vita sta diventando un po’ ripetitiva.
Sono passati alcuni giorni dalla mia conversazione con quel ragazzo e continuo a pensare a lui. Non l’ho più visto, neanche in sogno. Sto tornando a casa da scuola quando sento tirarmi per il polso. Mi giro per vedere chi è che ha una presa così forte da cui non riesco a liberarmi. È lui. È tornato, quasi non ci speravo più, gli avevo creduto fin da subito, ma con il passare dei giorni il ricordo della nostra conversazione sembrava farsi via via più lontano e indistinto, sono persino arrivata a chiedermi se tutto ciò fosse stato un sogno.
Mi sta di nuovo trascinando verso la casetta nel bosco ma stavolta non cerco di resistergli, anzi confido in lui in una spiegazione e una soluzione dei miei problemi.
Appena arriviamo comincia a parlare.
-quello che ti sto per dire ti scioccherà ma non posso più aspettare se non conosci la verità il prima possibile potresti dimenticartene per sempre-
Non ho idea di ciò che mi sta per dire ma appena lo sento rimango sconvolta.
-sono tuo fratello-
-eh? Cosa? Ma non ti ho mai conosciuto com’è possibile? Dove sei stato tutto questo tempo? E tu come fai a saperlo?- sono sconvolta. Sì ci assomigliamo ma non avrei mai pensato. Ecco perché mi sembrava tutto così familiare. Mi fa male la testa, lo sento sussurrare qualcosa ma non capisco. Mi risveglio nella solita stanza ma ci sono due adulti e due bambini di circa quattro anni. Non mi notano credo di essere diventata invisibile. La donna li abbraccia forte e al bambino lascia una lettera in mano, pregandolo di conservarla e di leggerla quando sarà più grande. La bambina è seduta sul pavimento. Non capisce. I due genitori escono dalla casa e scompaiono nel buio. La bambina chiede perché se ne sono andati al fratello e lui risponde che non lo sa a che la mamma gli ha detto che le risposte sono contenute nella lettera che gli ha appena lasciate. Le promette che appena imparerà a leggere le dirà cosa è successo quella sera. La prende per mano e insieme escono anche loro dalla casa per mescolarsi al buio del bosco.
Mi sveglio, sono tornata alla realtà anche se ancora sconvolta per quello che è successo. Mio fratello è rimasto con me nella casetta aspettando il mio risveglio.
Gli racconto quello che ho appena sognato e lui mi dice che i due bambini eravamo noi.
-quindi quelli con cui sono sempre stata non sono i miei genitori e quelli veri ci hanno abbandonati?-gli chiedo
-non proprio, lo hanno fatto per proteggerci. Come hai sognato era tutto spiegato in quella lettera. I loro compaesani hanno sempre creduto che fossero dei vampiri, a causa del loro aspetto, così sono stati costretti a nascondersi nel bosco, ma avevano paura di interferire in modo negativo sulle nostre vite così se ne sono andati per permetterci di essere trattati come persone normali.-
-ma loro sono veramente vampiri o si pensava solo? E a cosa sono dovuti i miei incubi quindi?- gli chiedo con voce tramante e insicura di sapere veramente ciò che è successo.
-lo sono veramente, per questo lo siamo anche noi, ma non da problemi, si vive i modo normale e solo se lo vuoi puoi assumerne le caratteristiche. Per questo sono riuscito a trovarti in sogno e ti ho tolto la memoria subito dopo aver letto la lettera dei nostri genitori. I tuoi incubi sono dovuti al fatto che i tuoi ricordi stanno riaffiorando, perché sono troppo importanti per poter vivere senza. Non volevo che tu vivessi con un cattivo ricordo di loro e di me, che ho cercato in tutti i modi di farti adottare da una famiglia per allontanarti anche da me. Io sono andato a vivere con altre persone che si sono prese cura di me. Però, dalla notte in cui ti ho sognata non mi è più sembrato giusto nasconderti tutto questo e perciò smi ono subito catapultato qui per farti conoscere la realtà. Sono anche riuscito a ritrovare i nostri veri genitori e se vuoi possiamo andare da loro subito-
-certo che voglio- dico piangendo, sono sconvolta da tutto ciò che è successo, la mia vita è stravolta ma non vedo l’ora di poter riabbracciare i miei veri genitori e tornare a vivere con loro e mio fratello. Gli faccio un’ultima domanda –come faccio con la famiglia di ora?-
-stai tranquilla glielo spiegheremo e i nostri genitori ci aiuteranno a riprenderti-
mi prende per mano e mi trascina fuori dalla casetta, come undici anni fa, ma con un motivo totalmente diverso.

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