ANDREA, CAVALIERE SENZA MACCHIA E CON UNA PAURA

ANDREA, CAVALIERE SENZA MACCHIA E CON UNA PAURA

Nicolò Corvaglia

C’era una volta un cavaliere di nome Andrea, conosciuto da tutti nel regno di Grancardia per il suo ardore ed il suo coraggio. Andrea girava spavaldo e forte di paese in paese, di contrada in contrada, alla ricerca di nuovi brividi e di avventura, senza mostrare mai alcun timore: aveva già affrontato draghi enormi, mostri terribili e ogni tipo di creatura fantastica e reale che terrorizzava il regno. Appena scorgeva o sentiva parlare dalle persone che incontrava sul suo cammino di qualche essere malvagio che minacciava i villaggi, i paesi o le fanciulle, si slanciava all’attacco e sempre usciva vittorioso dagli scontri. Il suo segreto, diceva, consisteva nel non essersi mai fermato a riflettere sui rischi che correva.
Una volta sconfitto il suo avversario, Andrea veniva accolto nel villaggio salvato e portato in trionfo dagli abitanti che organizzavano grandi feste per lui e imbandivano sontuosi banchetti. Andrea adorava stare in mezzo alla folla, essere al centro dell’ attenzione, essere trattato come un eroe impavido, adorava che tutti gli chiedessero di raccontare le sue avventure e, come al solito, non si tirava mai indietro.
Una sera, durante uno di questi festeggiamenti, mentre indugiava ancora a raccontare nei minimi particolari la sua ultima impresa ad un gruppo di bambini che gli si erano fatti intorno e lo guardavano con occhi entusiasti e ricchi di ammirazione, Andrea sentì alle sue spalle le parole di un vecchio che rifletteva tra sé e sé: “Solo un incosciente non ha paura di nulla.”
Il cavaliere rimase stizzito e anche turbato alle parole di quell’ anziano e saggio signore poiché si credeva apprezzato da tutti e per la prima volta la sua sconsideratezza, di cui aveva fatto il suo pregio, era visto come tratto d’ immaturità.
Una volta rimasto da solo, il giovane cominciò a riflettere sulle parole pronunciate dal vecchio che gli ricordavano i discorsi quasi dimenticati di suo padre: “ Coraggio non vuol dire non avere paura di fare una cosa ma vuol dire avere paura e farla ugualmente”.
Andrea non aveva mai avuto paura nella sua vita. Non lo spaventavano i draghi né i predoni né i mostri né le streghe. Non lo spaventava nulla di tutto ciò che terrorizzava gli altri. A pensarci bene però, anche lui di qualcosa aveva paura: era un timore talmente piccolo e ridicolo che Andrea non lo aveva mai neppure preso in considerazione. Lo aveva nascosto proprio in fondo alla sua anima in modo che non intaccasse mai la figura di eroe impavido e forte che si era costruito con tante e tante imprese a dir poco eccezionali. Cosa avrebbero potuto pensare infatti tutti i suoi estimatori e adoratori, come quei bambini
che lo avevano ascoltato rapiti durante la cena, se avessero saputo che Andrea, il coraggioso, ardito e temerario Andrea aveva paura dei ragni?
Era una fobia irrazionale di cui neanche lui sapeva spiegarsi il perché e senza conoscerne la causa non sapeva nemmeno come affrontarla. Ciò lo rendeva fragile e ad Andrea non piaceva sentirsi e mostrarsi debole.
Con questa grande incertezza viveva Andrea cavaliere senza macchia e con una sola, stupida paura.
Un giorno, mentre il giovane si dirigeva verso l’ antro di un terribile orco che compiva soprusi e angherie sul paese vicino, incontrò una vecchina esile esile e tutta rattrappita e vicina ad un albero, che tendeva la mano verso una succosa mela ma non riusciva a raccoglierla.
“Avete bisogno di aiuto, signora?” disse il giovane baldanzoso, smontando da cavallo.
La vecchietta annuì sospirando e Andrea, lasciato il destriero, si precipitò sotto l’ albero per compiere in fretta questa piccola gentilezza e tornare presto alla sua nobile e alta impresa. In men che non si dica si arrampicò su i rami dell’ albero ma, mentre era sul punto di cogliere il frutto, fece una terribile scoperta. Sopra la mela c’era un ragno, un ragno grosso come uno zecchino, che sembrava guardarlo con aria di sfida. Andrea ebbe un sussulto e rischiò di cadere. Fermatosi un momento a pensare disse fra sé e sé: “Mamma mia e adesso che cosa faccio? non posso lasciare quell’anziana signora, che conta su di me, senza la sua mela! ma quel ragno è così grosso e peloso…. ah che paura! sembra proprio che mi fissi! ”.
Andrea era paralizzato dal terrore, le gambe gli tremavano, non aveva mai avuto così tanta paura, anzi, a dire il vero, non aveva mai sperimentato questa emozione in modo così forte e paralizzante. Che cosa faceva di solito quando vedeva da lontano o solamente sospettava la presenza di un ragno? Di solito scappava via! Ma questa volta non era possibile: aveva preso un impegno.
Ripensò allora a quello che gli aveva detto suo padre e, raccolte tutte le sue forze, prese la mela e, guardando dritto negli occhi il suo nemico ragno, con una rapida mossa della mano, lo scrollò via.
Ce l’ aveva fatta, aveva sconfitto la sua paura dei ragni. Scese giù dall’ albero in due balzi e, una volta sceso a terra, consegnò soddisfatto la mela alla vecchina che la mangiò subito felice, la salutò e si rimise in marcia.
Quella sera, mentre Andrea si trovava attorniato dalla folla durante la festa che il signore del paese aveva organizzato in suo onore per aver cacciato via l’orco, un ragazzino curioso gli si avvicinò e gli fece una domanda:
“Qual è stata l’ azione più coraggiosa che hai fatto in tutta la tua vita?”
Andrea rispose: “Aver colto una mela per una anziana signora”.
Tutti i presenti scoppiarono in una fragorosa risata e nessuno gli credette, pensando ad una battuta di spirito. Andrea però sapeva in cuor suo di aver detto la verità e che da quel momento era veramente diventato un cavaliere coraggioso.

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